[Evento] Il bene comune

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    Il bene comune

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    JP_5


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    Prologo

    Lo spirito di una città infinita
    Se vi aspettavate di trovare prima o poi una mappa di questa fantastica città temo di dovervi dare una grossa delusione. In molti hanno provato a delineare nero su bianco una possibile topografia di Ravnica, ma senza ottenere risultati soddisfacenti. Allora come si fa a concepire una simile città? Quanto è grande realmente? Quanto una nazione intera? Un continente? Di più?

    E' questa la magia di Ravnica. La città non è una fredda mappa digitale. Non è un elenco preciso di strade e luoghi di interesse. Ravnica è un idea, come lo sono diverse altre dimensioni di questo universo. E' l'esasperazione di un concetto. Ravnica esiste da decine di migliaia di anni durante i quali, soprattutto grazie alla magia, i suoi abitanti hanno costruito e costruito e continuato a costruire. E quando le pianure erano terminate hanno cominciato a costruire nelle foreste, e gli alberi si intrecciavano agli edifici e grandi prati verdi sostituivano le strade. Quando le foreste terminavano, gli enormi edifici si arrampicavano in su sempre più su, scavalcando le montagne più alte e i palazzi venivano intagliati nella dura roccia. Quando non poterono più salire verso cielo, allora scavarono nella terra, creando gallerie, cunicoli, catacombe, e il terrore nero trovò un posto dove covare frutti di paura e morte. E quando infine raggiunsero l'oceano, realizzarono che non potevano fermarsi, estendendo i confini della città oltre qualsiasi costa, qualsiasi altro confine naturale.

    Ravnica è questo. Nemmeno i suoi millenari abitanti più antichi possono giurare di conoscere ogni singolo luogo della loro città. E' una città da esplorare. E' un mosaico di creature e avventure. E' la libertà di un ambientazione senza confini. Ed è casa vostra, adesso.
    - Estratto da Ambientazione di Ravnica





    Incipit: Qui avete l'impostazione di base. Ravnica, in tutta la sua interezza. Avete già preso forma all'interno di questo mosaico pulsante di razze e colori, ora dovete muovere i vostri primi passi. Attiggendo un pò dal vostro background, un pò dall'ambientazione della città, descrivete una mattina tipo del vostro pg, una mattina tranquilla di atttività quotidiane. Terminate il vostro post mentre attraversate la città per raggiungere una determinata meta, al resto penso io nel mio secondo post.

     
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    La concentrazione era una qualità di cui Yuna non era mai stata sprovvista, ma quando le capitava di imbattersi in un gruppo di rovine antiche o una boscaglia di vegetazione a lei completamente sconosciuta, si ritrovava a fissarle per lunghi minuti, dimenticandosi completamente della sua "missione". L'entusiasmo e la sorpresa di trovarsi di fronte a qualcosa che non aveva mai visto, erano troppo grandi per poterli liquidare con un paio di occhiate disinteressate. "Non devi perdere tempo Yuna." Si rimproverava dopo essersi ridestata da quella lunga contemplazione, anche se non serviva a tenerla al riparo da altre situazione identiche.
    Il suo viaggio era iniziato da qualche giorno e in questo breve lasso di tempo Yuna aveva già imparato alcune dure verità. La prima era che il suo corpo semi umano sembrava aver molte più necessità fuori dal suo villaggio, che non quando era ben protetto tra le sue montagne e poteva contare su tutti i frutti messi a disposizione dal bosco dell'albero sacro, e la seconda era che portare pesi era assai faticoso. Quando si trovava nella sua comunità infatti, non aveva di certo avuto bisogno di portarsi dietro tutto il tempo una bisaccia con scorte di cibo, e altri oggetti che potevano tornarle utili. Infine, aveva ben presto capito che senza denaro non avrebbe potuto comprare cibo, o affittare una camera in una locanda, trovandosi quindi costretta a dormire all'addiaccio. Non che non fosse abituata a dormire all'aperto, il problema era ritrovarsi in un certo urbano e senza soldi, così da doversi rannicchiare sotto un ponte o davanti la porta di qualche edificio. Il pavimento di pietra era decisamente più scomodo di un bel prato rigoglioso. Dunque oltre a cercare di imparare nuove magie, Yuna si era anche abituata all'idea che avrebbe dovuto svolgere qualche lavoro per guadagnare del denaro. Fortunatamente era sempre andato tutto bene, nonostante l'angelo non avesse alcuna esperienza del mondo "esterno" al suo villaggio, ma questo certo non significava che fosse in grado di affrontare qualsiasi cosa. Doveva stare all'erta e concentrarsi su ogni cosa faceva durante la giornata, che solitamente si svolgeva in modo abbastanza semplice. La mattina Yuna di solito viaggiava (se si trovava all'aperto) oppure andava alla ricerca di qualche testo di magia o di qualcuno esperti di incantesimi che riguardavano il mondo naturale.
    Quella mattina Yuna si trovava in una cittadella all'interno dell'immensa città di Ravnica, in cui era presente una biblioteca con qualche testo di magia. Si era svegliata di buon'ora, visto che la sera prima il bibliotecario le aveva chiaramente spiegato che i libri che le interessavano se li sarebbe dovuti cercare da sola. Aveva fatto una semplice colazione nella modesta locanda in cui alloggiava e poi si era diretta verso la Biblioteca, passeggiando tranquillamente per la piazza principale.
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    Essere un goblin a Ravnica è dura. O sei abbastanza scaltro e portato per la magia da riuscire ad entrare in qualche gilda, o abbastanza folle da schierarti con la Legione Boros, oppure l'inevitabile destinazione per quelli della tua razza sono le Fumarie di Vapore.
    Mot di rado si recava così in basso, verso i cunicoli che conducevano al dedalo di tubi e sbuffi di caldissimo vapore, ma di tanto in tanto si soffermava a osservare quelli della sua razza che vi lavoravano instancabilmente. Coperti di sudore e bruciature, mentre imprecavano e gridavano per chiudere una valvola che si era allentata. La gilda non li avrebbe lasciati morire, li avrebbe guariti e rispediti al lavoro. Quello era il destino dei goblin: lavoratori instancabili e sottopagati. Quando non si finiva tra le grinfie di qualche legione che ti vedeva solamente come carne da macello.
    Mot era stato fortunato, il suo acume lo aveva salvato dall'essere spedito nelle Fumarie assieme a sua madre, e la sua conoscenza dei vicoli e passaggi meno usati aveva fatto si che la gilda lo considerasse valevole per ben altri incarichi.
    Ora, seduto sui gradini dello stretto passaggio che conduceva al labirinto di tubi e fumo, Mot osservava dei goblin in abiti Izzet destreggiarsi tra degli sbuffi di vapore e gli insulti di un sorvegliante. Lo sapeva, erano fortunati e anche lui lo era, ad essere parte della gilda Izzet. Altri non avrebbero avuto particolare simpatia per degli esseri come loro e il mondo era già pieno a sufficienza di goblin malfamati che rubavano e uccidevano. Quasi nessuno si soffermava a capire che chi aveva davanti poteva benissimo essere una brava "persona", e non necessariamente associare la parola goblin a quella di assassino, ladro o canaglia.
    Scosse la testa e si alzò muovendo la tunica dai colori blu e cremisi. Sotto il braccio teneva un grosso pacco avvolto in una carta dal colore piuttosto anonimo. Su un lato era scritto il destinatario: Alleanza Simic. Quella era la destinazione di Mot quel giorno.
    I biomanti del Simic non gli erano troppo simpatici, anche perché nel loro territorio il mana rosso era più difficile da accumulare e questo lo indisponeva non poco, tuttavia il lavoro era lavoro e il pacco non si sarebbe consegnato da solo.
    Chiuse gli occhi per un istante e assaporò la sensazione di lasciarsi travolgere dal mana presente in quella zona. Sentiva il potere distruttivo e incontrollato del fuoco e la delicata calma dell'acqua che scorrevano assieme nelle tubature delle Fumarie. Rinvigorito da quelle sensazioni si lasciò alle spalle i cupi pensieri riguardo la sua razza, dopotutto allo stato attuale non avrebbe potuto fare molto se non arrostire qualche fondoschiena causando ulteriori problemi, e si avviò lungo i vicoli meno battuti.
    Ravnica era enorme e sarebbe stato umanamente impossibile districarsi attraverso quel dedalo di viuzze e vicoletti senza perdersi almeno una volta. Mot sfortunatamente non era l'eccezione perché gli capitava di tanto in tanto di sbagliare una svolta e trovarsi davanti a un muro che tecnicamente non avrebbe dovuto essere li, ma nella maggior parte dei casi grazie al suo istinto, alla conoscenza della città e al suo olfatto, se la cavava piuttosto bene a spostarsi rapidamente. Quello era anche uno dei motivi che gli avevano garantito quel genere di lavoro.
    L'odore dell'aria cambiò e anche la percezione del mana attorno a sé mutò lievemente. Poteva ancora sentire scorrere il potere delle Fumarie sotto di sé, ma era distante e contaminato da altre sensazioni: pace e forza della natura. Era entrato nel territorio del Conclave Selensya.
    Sbucò da un vicolo immettendosi in una delle vie principali. Si confuse tra la folla e continuò a camminare lanciando di tanto in tanto qualche sguardo alle stradine laterali, cercando di capire quale di quelle lo avrebbe condotto più rapidamente in territorio Simic.
    Per ora nella sua mente l'incarico aveva la precedenza, ma una volta consegnato il pacco avrebbe potuto ritornare a farsi gli affari suoi; e trovare un modo per far capire al mondo che i goblin non erano solo dei comodi servi per le gilde, anche a costo di dare fuoco a qualcosa, o qualcuno.


    Mot "Joo'kee" Bathol

    Razza: Goblin

    Piano di Nascita: Ravnica

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    Il quartiere in questione era di poco fuori dal Secondo Distretto, o Distretto Selesnya, noto per il verde che permeava lo stile architettonico in completa armonia, archi e balaustre bianche assumevano forme intricate e virtuose imitando i nodosi intrecci di rami e arbusti, incorniciando giardini stupendi e distese di verde sopra i tetti dei palazzi. Era possibile scorgene qualcuno in lontananza da chilometri e avvertire la stessa sensazione di pace e comunione nonostante la distanza. In quelle zone la criminalità era minima dato che diversi cavalcalupi del conclave erano soliti pattugliare la zona, assicurando l'ordine ma soprattutto venendo in ausilio di chiunque potesse risultare in difficoltà. Ogni tanto anche qualche Ussaro Azorius sorvegliava serenamente la zona, più come presenza simbolica che effettivo bisogno, data la tranquilittà del quartiere. In una piazza principale, caratterizzata da una larga fontana quel giorno non in funzione, passeggiavano poche persone, forse per via dell'orario. La giornata era fresca e il cielo era avvolto da un grigiore molto chiaro, non un annuvolamento che minacciasse pioggia ma comunque abbastanza uniforme da nascondere quasi totalmente il sole.




    @Yuna

    Quando Yuna sarebbe arrivata nei pressi della biblioteca, vi avrebbe trovato il suo fiero guardiano al lato dell'altissima porta, un gigante dall'espressione arcigna e capelli neri e ispidi molto diradati sopra la fronte. Indossava una gigantesca armatura che date le dimensioni doveva per forza essere stata forgiata nell'enormi fonderie Boros e reggeva come arma un alta trave di legno, sottratta probabilmente a qualche progetto edilizio.



    « La Biblioteca è chiusa. » Un rombo emerse dal petto del colosso, echeggiando nella piazza vuota come un tuono in lontananza e vagamente distinguibile a causa della profondità del suono. Il capo del gigante era piegato per guardare Yuna, senza modificare i lineamenti rudi del volto. Singolare che una biblioteca grande come quella potesse essere chiusa, avrebbe potuto pensare l'angelo, tuttavia effettivamente non v'era segno di anima viva nè intorno alla biblioteca, nè al suo interno. Almeno per quel che era possibile notare da fuori.

    In quel momento, preannunciato da un ritmico scalpitio di avorio che picchiava sulle pietre squadrate delle strade, sarebbe sopraggiunta un altra figura che si sarebbe fermata qualche passo più indietro rispetto a Yuna. Chiunque prima di voltarsi si sarebbe aspettato di vedere l'arrivo di un cavaliere, magari un esponente Azorius in pompa magna intento a notificare chissà quale infrazione, per poi stupirsi nel trovarsi di fronte l'imponente e muscolosa figura di un fiero Centauro. I fasci muscolari dei suoi possenti ventre e gambe equine brillavano per via del pelo castano, corto e lucido. Il torso umano che partiva sopra i due metri di corpo equino era tozzo e robusto, vestito da qualche cinghia in cuoio e qualche placca metallica sulla spalla destra e sugli avambracci. Non sembrava uno dei centauri di Selesnya visto il suo abbigliamento più "selvaggio".

    Diede giusto un'occhiata distratta all'angelo al suo fianco se questa si fosse voltata per guardarlo, per alzare il capo verso il gigante che torreggiava sopra i due. Anche lui nonostante la sua mole fiera, sembrava minuscolo di fronte al colosso guardiano.

    « La Biblioteca è chiusa. » Tuonò nuovamente il gigante, anticipando qualsiasi forma di richiesta del centauro, che chiuse la bocca prima aperta accigliando le irsute sopracciglia. Il suo volto virile sembrava incavato nel legno fresco, gli zigomi e il mento squadrati e larghi, la fronte prominente sopra ad occhi scuri e infossati. I capelli lunghi e neri erano fluenti e lucidi come la criniera del più maestoso dei cavalli, raccolti in un'unica coda spessa, si univano poi ad una barba lunga e folta. Tutto del suo aspetto trasmetteva un indomita fierezza. « Come sarebbe a dire chiusa, le biblioteche sono sempre aperte. Almeno questa lo è sempre stata. » Tentò di replicare con voce decisa, ma il gigante rimase imperturbato, sbattendo le palpebre senza spostare lo sguardo sui due.

    « La Biblioteca è- » « Chiusa, sì ho capito. » Accavallò il centauro mentre il colosso ripeteva per la terza volta la stessa cosa. « Madre natura... Tutta questa strada per nulla... » Vagò con lo sguardo per la piazza semi-sgombra mentre i pensieri lo pervasero, rendendo la sua espressione lievemente assente. Tornò diverse volte anche su Yuna tuttavia non prendendo l'iniziativa per parlarle, quasi si aspettasse di venire ignorato o qualcosa del genere.



    @Mot

    Nel tuo tragitto prima di raggiungere la piazza summenzionata, Mot si sarebbe ritrovato in una via non troppo larga in cui il transito di persone era molto più consistente. Probabilmente lo aveva preferito per potersi muovere senza dare troppo nell'occhio sebbene in una normale mansione da fattorino non c'era particolare bisogno di tanta furtività. Abitudine mai abbandonata, probabilmente, fatto sta che nel suo avanzare il goblin si sarebbe presto reso conto di qualcosa che si muoveva ai piedi della folla, ciondolando freneticamente da una direzione all'altra.

    La statura e il colore della pelle avrebbe potuto suggerire a Mot che si potesse trattare di un giovane goblin, almeno all'inizio, dato che avrebbe faticato ad individuarlo chiaramente in mezzo a quella foresta di gambe. L'atteggiamento della creatura era proprio quello di chi si era irrimediabilmente perso, tentava di distriscarsi tra la folla evitando di venire calpestato, nel contempo tentava disperatamente qualche punto di riferimento per capire quale fosse la direzione giusta. L'odore della creatura era strano, diverso da quello di un goblin o di qualsiasi altra razza conosciuta. Forse assomigliava vagamente a quello di un Thrull, ma sapeva meno di morte e incenso.

    Avrebbe potuto ignorarlo ed attenersi diligentemente il proprio compito alla maniera di qualsiasi insulso corriere vedalken, o avrebbe provato ad aiutare una creaturina in evidente difficoltà.

     
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    I cavalcalupi del conclave pattugliavano la strada fiutando l'aria e puntando verso eventuali fonti di pericolo. Mot si era sempre chiesto come facessero a percepire le intenzioni delle persone che li circondavano, dovevano avere una specie di sesto senso innato. Uno di loro si voltò anche verso il goblin mentre camminava con passo svelto, ma subito distolse lo sguardo, come se avesse intuito che la creatura non era malintenzionata.
    Un Ussaro Azorius sorvegliava l'incrocio poco più avanti con aria soddisfatta. La pace era tutto in quel luogo, una pace eterna e garantita dalle pattuglie presenti. Chissà che cosa sarebbe successo se Mot si fosse lasciato sfuggire una fiammata verso qualche edificio. Come si sarebbe comportata la gente che pacifica camminava lungo la via? E i sorveglianti?
    Si sarebbe aspettato di udire il guaito di qualche lupo o la risposta del vicino Ussaro, ma non accadde nulla. Forse aveva sopravvalutato la percezione delle guardie, o forse i suoi pensieri non rispecchiavano davvero le sue intenzioni. Materia troppo complicata per la sua mente, rischiava di bruciarsi il cervello con quei ragionamenti cervellotici. Dopotutto era vero, non voleva dar fuoco a nulla; per ora.
    Qualcosa nel suo campo visivo periferico attirò la sua attenzione. Un movimento insolito per quell'ambiente e un colore diverso da quanto ci si sarebbe aspettati in quella zona.
    Una creatura di piccole dimensioni cercava di destreggiarsi attraverso la folla tentando di non essere calpestata. A una prima occhiata Mot pensò fosse un piccolo goblin, forse un ragazzino avventuratosi fuori dalle zone in cui giocava di solito, ma non ne era certo perché la marea di gambe e persone gli impediva di individuare chiaramente la creatura. Cercò così di concentrarsi sull'odore.
    Una prima zaffata di profumi misti quasi lo stordì, ma pian piano riuscì ad eliminare ogni cosa superflua cercando di dare una vera identità a quella piccola cosa che cercava di attraversare la strada. L'odore era diverso da quello dei goblin, meno muschiato e aspro, ma anche diverso da quello di altre creature che avesse incontrato in precedenza. No, il suo naso doveva giocargli qualche brutto scherzo, non poteva essere qualcosa di mai visto prima.
    Fiutò nuovamente l'aria e questa volta riconobbe una distinta nota di morte e incenso. Poteva essere un Thrull, anche se non ne era completamente sicuro. La vista non gli era d'aiuto e anche il suo olfatto sembrava non volerlo aiutare quel giorno.
    Aveva un incarico da portare a termine, il pacco non si sarebbe consegnato da solo, ma la vista di quella creatura in evidente difficoltà lo fece titubare. La piccola parte razionale di sé gli diceva di ignorare la situazione e proseguire verso la zona Simic, poi sarebbe potuto tornare indietro. Il suo essere goblin invece gli diceva di indagare. Poteva essere un Thrull, o davvero un giovane goblin in difficoltà, e in quel caso non si sarebbe mai perdonato di averlo abbandonato lì.
    C'erano poche cose a cui Mot teneva più della sua vita, e una di queste era l'incolumità dei suoi simili.
    Fece per muoversi quando si rese conto di una cosa inquietante. La strada era sorvegliata, pattugliata, eppure nessuno dei pomposi cavalcalupi o Ussari si mosse per aiutare la creatura nella folla.
    "Orgogliosi testardi, e questa la chiamate pace e giustizia?" pensò irato Mot.
    Già, a nessuno importava dei goblin. In generale a nessuno importava degli altri quando non c'era un ordine o una ricompensa.
    Con una nuova forza di volontà Mot cercò di attirare l'attenzione della creatura verso di sé, prima portandosi due dita alla bocca e fischiando (gesto usato tra i goblin per comunicare nelle Fumarie), poi sbracciandosi e gridando.
    - Hei! Tu! Da questa parte! -
    No, non sarebbe bastato, la folla era come un fiume in piena e creature goblinoidi la cui forza e costituzione non era proprio leggenda avrebbero avuto difficoltà a farsi largo in quel marasma; uno dei motivi per cui Mot preferiva passare per vie secondarie.
    Sbuffò e si immise nella fiumana di persone, cercando di non perdere (per quanto possibile) di vista la creaturina, o almeno non perderne l'odore. Forse con un po'di fortuna sarebbe riuscito ad avvicinarsi abbastanza da capire finalmente di che cosa si trattava.


    Mot "Joo'kee" Bathol

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    Quella passeggiata fu davvero rinvigorente per Yuna, la quale sembrava propensa a credere che quella giornata sarebbe stata finalmente fruttuosa per le sue ricerche. Era speranzosa, si guardava intorno con curiosità e sorrideva a chiunque -delle poche persone presenti in momento nella piazza- le rivolgesse un'occhiata. Andava tutto benone insomma, almeno fin quando arrivò davanti alla biblioteca e si ritrovò davanti quel gigante dai capelli neri che brandiva una trave di legno come fosse un'arma. Le ruggì che la biblioteca era chiusa con decisamente poca grazia, cosa che dapprima mise Yuna un poco in soggezione, poi la fece innervosire. Che razza di modi erano quelli? E poi perché era chiusa se la sera prima era aperta e non le era stato comunicato niente? «Ma, come chiusa...» Yuna avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni, insistere un po', (anche se effettivamente non si udivano rumori provenire dall'interno dell'edificio) quando sentì uno scalpiccio che la fece voltare incuriosita e forse un po' preoccupata. Pensava di trattasse di un cavaliere e invece no, si trovò davanti un Centauro. Yuna lo guardò con ammirazione e gioia, felice di vedere finalmente un altro essere legato alla natura. Era davvero imponente rispetto a lei, e sembrava particolarmente... selvaggio e anche decisamente un bel tipo, tanto che l'angelo arrossì a quel pensiero. "Che vai a pensare Yuna! Non è il momento per simili sciocchezze!" Che egli fosse in qualche modo simile a lei, abituato a vivere in mezzo alla natura più che nel centro cittadino? Comunque anche lui sembrava essere interessato alla biblioteca e si stupì quanto Yuna che fosse chiusa. Niente, non sembrava ci fosse verso di entrare e visto che nessuno sembrava voler parlare, Yuna si decise a prendere l'iniziativa. Sospirò leggermente seccata e poi si rivolse al centauro: «È davvero un peccato, speravo di poter consultare alcuni tomi... e credo che sia anche inutile cercare di parlare con il guardiano, sono certa che non ci darà alcuna informazione utile. Chissà se c'è un'altra biblioteca da queste parti...» In quel momento si sentì leggermente in imbarazzo, temendo che il Centauro potesse ignorare il suo discorso e andarsene così come era arrivato, quindi cercò di rimarcare il fatto che ce l'avesse proprio con lui presentandosi. «Comunque mi chiamo Yuna.» Gli rivolse un sorriso gentile, sperando di ricevere un qualche tipo di risposta dall'altro.
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    @Yuna

    Il centauro si voltò per guardare l'angelo, i suoi lineamenti rudi e fieri si addolcirono in un'espressione incosciamente gentile, con un lato della bocca che si sollevava incerto in un sorriso arrugginito. « Il mio nome è Zayos. » Rispose con la cortesia con cui si ricambierebbe una stretta di mano, non riuscendo a nascondere una certa riluttanza a dire il proprio nome.

    Fece intercorrere qualche secondo dalla prima risposta osservando l'angelo con sguardo benevolo, quasi stesse valutando se intrattenersi a parlarle o meno. Alla fine, con sincero interesse misto ad un latente impacciamento, chiese. « Cercavi qualche libro in particolare? »



    @Mot

    La foresta di gambe fu ardua da attraversare e il piccoletto non sembrava averti sentito, visto il vociare diffuso in cui era immersa la strada. Sicuramente uno dell'esperienza di Mot non avrebbe avuto comunque troppa difficoltà ad avvicinarsi sufficientemente e alla fine, in un insperato varco apertosi tra la folla, avrebbe intravisto la figura completa dell'esserino.



    L'anatomia della creatura assomigliava per diversi aspetti più a quella di un goblin piuttosto che a un thrull: il colore della pelle era di un vispo olivastro invece dello smorto grigiore dei thrull, le orecchie lievemente a punta poteva denotare l'appartenenza alla specie ma l'enorme e unico occhio che saettava verso l'alto impaurito era qualcosa di categoricamente estraneo alla famiglia dei goblinidi.

    <div style="float: left; margin-right: 10px">Nemmeno in quel frangente l'esserino sembrò notare il goblin ma anzi barcollò in direzione opposta ancora in cerca di una via di uscita da quella giungla di persone. Fu in quel momento che si udì l'improvviso latrare di un grosso mastino, alto quasi quanto mot, che si sarebbe liberato dal controllo del proprio padrone e si sarebbe fiondato sulla creaturina indifesa a fauci spalancate.

    Il piccoletto, che a Mot arrivava forse al mento, squittì incomprensibilmente in preda al panico e corse via zampettando sulle pietra squadrate della strada, immettendosi nel primo vico che affacciava sulla strada inseguito dal mastino. Nella sua conoscenza della zona, Mot avrebbe intuito facilmente che si trattava di un vicolo chiuso.

     
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    Attraversare quel fiume di persone risultò a Mot più impegnativo del previsto. Nonostante la sua prontezza di riflessi rischiò comunque di finire calpestato una o due volte. Era davvero quella la verità: alle altre razze dei goblin non fregava proprio nulla.
    Gli Ussari Azorius che sorvegliavano la zona non sembravano aver notato il piccoletto in difficoltà nella folla, né l'incespicare di Mot per raggiungerlo. Per attirare la loro attenzione sarebbe servito ben altro. Per un istante il goblin pensò di scagliare qualche fiammata contro i pigri piedi che lo calpestavano, ma ci ripensò velocemente. Quell'azione avrebbe di certo fatto drizzare le orecchie dei Cavalcalupi, ma sarebbe istantaneamente passato dalla parte del torto, e l'ultima cosa che voleva era quella di finire in una prigione Azorius, o avere a che fare con i loro maghi mentali.
    Uno spiraglio nella foresta di gambe gli permise di avere una visuale migliore sulla creatura a cui stava cercando di avvicinarsi. Aveva pensato si trattasse di un giovane goblin, ma decisamente non assomigliava a nulla che avesse mai visto. La carnagione era tendente all'olivastro e le orecchie appuntite lo collocavano chiaramente nella famiglia dei goblinoidi, tuttavia quell'unico grande occhio che saettava impaurito a destra e sinistra era qualcosa di unico e sconvolgente.
    C'era anche da dire che Mot non era particolarmente colto sulle sfaccettature della sua razza, e quell'esserino poteva tranquillamente appartenere alla grande famiglia dei goblin. In ogni caso aveva deciso di aiutarlo ben prima di scorgerlo chiaramente; dopotutto era indifeso e in pericolo, come si sarebbe sentito un giovane goblin in quel frangente.
    Mot cercò nuovamente di attirare l'attenzione della creaturina con gesti e parole, ma sembrava terrorizzato da quelle pericolose gambe che non volevano minimamente accorgersi di lui.
    In quell'istante un grosso mastino si mise a ringhiare ed abbaiare in direzione di Mot e dell'esserino. Qualche secondo dopo la feroce bestia saettava sul selciato grattando con le lunghe unghie.
    "Merda," pensò irato il goblin, mentre impotente guardava la strana creatura e il cane infilarsi in un vicolo poco distante. "Tempo che riesca a mettermi alle calcagna di quel sacco di pulci avrà già fatto a brandelli quel coso..."
    Rabbia. Quello era ciò che provava ora. Nonostante tutto nessuno sembrava essersi accorto del cane in libertà e dell'esserino in pericolo. Era questa la "giustizia" di cui tanto gli Azorius si vantavano?
    Riuscì finalmente a uscire dalla foresta di gambe e s'infilò nel vicolo, inevitabilmente ceco, in cui poco prima si erano addentrati il cane e la creatura. L'istinto di Mot gli diceva di cuocere il mastino con un bel Getto di Lava, ma la mente razionale (o quel poco che poteva definirsi tale nel cranio del goblin) gli diceva che era meglio sfruttare quanto gli offriva l'ambiente Azorius composto da un mana diverso da quello a cui era abituato.
    Quando raggiunse i due l'istinto ebbe il sopravvento e inconsciamente cominciò ad accumulare mana rosso per scagliare la magia che aveva pregustato fino a quell'istante. Già poteva sentire nell'aria l'odore della carne bruciata e l'inconfondibile scricchiolio delle fiamme che si sarebbero sprigionate all'impatto con il grosso canide. Un ghigno si dipinse sul viso del goblin mentre immaginava la scena, ma quando un senso di spossatezza lo colse dovette riportare i pensieri alla realtà.
    Cosa stava succedendo? Perché la magia non si era attivata come pensava? Provò rapidamente a richiamare a sé il mana rosso, e ci riuscì, ma con più fatica del previsto. L'ambiente Azorius era impregnato di mana bianco e blu, due elementi che difficilmente favorivano l'accumulo del mana rosso.
    Imprecò, sia mentalmente che ad alta voce. Doveva trovare un piano alternativo o avrebbe trovato l'esserino a brandelli se avesse esitato ancora.
    Con uno sforzo di volontà accumulò il mana blu e lo concentrò, più rapidamente di quanto si sarebbe aspettato forse a causa del luogo in cui si trovava, in un raggio azzurrino che scagliò contro il mastino che ancora ringhiava qualche metro più avanti.
    CITAZIONE
    Utilizzo Spell: Unsummon :u:

    Se tutto fosse andato secondo i piani il cane sarebbe scomparso in una luce bluastra ponendo così fine alla minaccia. Si sarebbe poi avvicinato alla creatura, cautamente, cercando di non spaventarla ulteriormente.
    - Tranquillo, non voglio farti del male. -


    Mot "Joo'kee" Bathol

    Razza: Goblin

    Piano di Nascita: Ravnica

    Mana: :r::r::u:

    Perks Razziali: Smell, Pest, Ingenuity.

    Perks Personali: Someone in the Crowd, Goblin Hood, Home Ground (City)



    Edited by Silver Element - 30/5/2017, 08:46
     
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    Yuna Lenea
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    La reazione di Yuna alle attenzioni del centauro fu strana anche per lei stessa. Quasi sobbalzò quando lo vide voltarsi verso di lei, nonostante fosse stata la prima a rivolgergli la parola. Forse non si aspettava che lui la calcolasse veramente, immaginando che se ne sarebbe andato senza nemmeno degnarla di uno sguardo e invece così non fu ed egli addirittura si presentò. «A-ah, molto piacere Zayos.» Disse accennando un leggero inchino. Non le era sfuggito l'abbozzo di sorriso che era apparso sul volto del centauro e la giovane angelo si sentì immediatamente più sollevata. In un primo istante aveva avuto quasi paura di averlo disturbato, ma quel sorriso le fece capire che non c'era motivo di agitarsi. Decisamente doveva ancora abituarsi al contatto con altre creature.
    Passarono un paio di secondi di imbarazzante silenzio, quando Zayos decise di parlare per primo e domandare a Yuna se stesse cercando qualche tomo in particolare. «Uhm, bhe si e no. Sto cercando tomi che trattano di incantesimi legati al mondo naturale, principalmente di... "guarigione della vegetazione".» Sapeva perfettamente che detta così, la sua attività poteva non risultare molto chiara, ma non sapeva bene come spiegarsi, quindi cercò di riformulare una frase che avesse più senso. «Sto cercando di capire se esistono degli incantesimi che permettono di curare piante malate... per la verità si tratta di un albero secolare. Speravo di trovare qualche tomo o magari di incontrare una Driade, sono certa che loro potrebbero guidarmi sulla buona strada.» Chi poteva conoscere incantesimi legati alla natura, meglio di una Driade? Nessuno secondo il parere dell'angelo! Tuttavia non era molto esperta del mondo circostante, quindi poteva anche sbagliarsi... magari quel centauro avrebbe saputo aiutarla, infondo anche lui era legato alla natura no?
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