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Nome: Mot "Joo'kee" Bathol
Razza: Goblin
Piano di Nascita: Ravnica Descrizione Fisica: Mot è un degno rappresentante della sua razza: bassa statura, orecchie a punta, denti storti e ingialliti. Decisamente non il più bel goblin del quartiere, ma brutto abbastanza da non destare sospetti.
Alto poco più di un metro e trentadue rientra nella media razziale anche se la sua corporatura piuttosto gracile lo fa sembrare ancora più piccolo. L'incarnato è tendente al verde e le grandi orecchie appuntite sono decorate con degli anelli di rame (due per lato), ad indicare il suo rango di inserviente nella Gilda Izzet, mentre un ciuffo di capelli neri gli copre il capo in modo assai disordinato. I suoi occhi sono rossi, vispi e curiosi, e non è raro trovarci una scintilla di malizia di tanto in tanto.
Solitamente indossa degli abiti semplici come una tunica con i colori della sua gilda, più di rado porta anche un mantello scuro con cappuccio.
Descrizione Psicologica: Mot è un goblin e come tutti sanno i goblin tendono ad essere ottusi e tonti, ma Mot non è un goblin come tutti gli altri perché ha imparato a fingere. La gente pensa che queste creature non siano in grado di usare il loro intelletto a dovere, e per questo le denigrano e costringono ai lavori più umili, ma Mot ha capito presto che molte delle razze che si considerano superiori difficilmente osservano con attenzione ciò che sta più in basso di loro.
Mot osserva, ascolta, analizza. Lo fa sempre, lo fa da anni, e lo nasconde ai suoi padroni della gilda. Se scoprissero che è in grado di comprendere molte più cose di quanto non dimostri non glie la farebbero passare liscia, e lo costringerebbero a lavori ben più pesanti del consegnare lettere e documenti. Se scoprissero poi che è in grado di incanalare il mana rosso e generare delle piccole fiamme lo rinchiuderebbero a lavorare nelle Fumarie di Vapore.
Tuttavia non sempre Mot riesce a mantenere la compostezza quando gli vengono rivolti insulti e finisce per lasciarsi prendere dall'ira e incendiare qualche deretano, cercando di non farsi scoprire. Arrostire qualche chiappa a tradimento è sempre divertente e fin'ora è stato abbastanza bravo da non farsi scoprire.
Per quanto Mot apprezzi quello che la Gilda Izzet ha fatto per lui dandogli un impiego, è invidioso delle possibilità che altri hanno all'interno del clan: studiare, approfondire le conoscenze del mana e del controllo di questo. Inoltre la cosa che desidera di più di tutte è poter dimostrare che un goblin non è inferiore ad altri nella magia, anche a costo di dare fuoco a un palazzo o due.
Mot solitamente non parla se qualcuno non gli rivolge la parola per primo e tende ad assumere un atteggiamento schivo nei confronti delle persone, tuttavia sa cavarsela piuttosto bene con le parole tanto da provare spesso a raggirare alcuni suoi colleghi di lavoro. La sua pazienza però ha un limite (e piuttosto breve per giunta), dunque quando vede che le parole non sortiscono l'effetto desiderato, tende a passare rapidamente al lancio di tizzoni.
Background: Mot non ha un chiaro ricordo della propria gioventù. Quando ripensa a quel periodo fumoso del suo passato l'unica cosa di cui è certo è che non c'è altro luogo che potrebbe chiamare casa se non la Gilda Izzet. Sua madre non riuscì a diventare una maga accettata dal clan e finì assieme a suo padre a lavorare nelle Fumarie di Vapore, sorte che sarebbe toccata anche a Mot, ma per qualche motivo Relk Zodis, sorvegliante delle Fumarie, lo trovò divertente e decise di dargli una possibilità: lavorare come fattorino per la Gilda. Mot imparò in fretta, imparò che non era saggio dire "no" agli umani, elfi, fati o qualunque razza non fosse goblin.
Scoprì per caso di poter incanalare il mana rosso proprio durante un incarico. Furente per il trattamento riservatogli dal destinatario della missiva, incendiò involontariamente una busta che teneva nella propria mano. Da quel giorno il goblin tese ancora di più le orecchie, aprì maggiormente gli occhi cercando di apprendere quante più cose possibili e farsi strada verso la gerarchia della gilda.
Più il tempo passava e più il controllo del fuoco di Mot si faceva forte, permettendogli così di direzionare e controllare in minima parte quel potere. Alcuni goblin al di fuori della gilda lo notarono mentre si allenava e lo schernirono per quel suo futile tentativo di migliorarsi. Era un goblin, e in quel mondo non avrebbe potuto fare nulla di diverso da quello che stava già facendo, era già fortunato ad avere un lavoro.
Tra le parole di scherno questi usarono "Joo'kee", storpiature di "Joke" ovvero "scherzo" nella lingua comune usata dagli umani e dalle altre razze. Mot decise così che se mai fosse riuscito nel suo intento di dimostrare il proprio valore avrebbe rinunciato al suo nome, e assunto quello di Joo'kee. Non per il significato dispregiativo che quella parola aveva significato in principio, ma per l'assonanza che aveva con "Joker" la carta che nei mazzi di carte poteva improvvisamente diventare una qualunque altra cosa e ribaltare così la partita.
Mot continuò a lavorare per la gilda osservando, ascoltando e aspettando il momento propizio per dimostrare il suo valore; o di perdere la pazienza e cominciare a dare fuoco a qualcuno o qualcosa.