[scena] Rafghji Hyukjw- Growth, decay and transformation

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. jurgenson
     
    .

    User deleted


    Era una bella giornata, il sole che scintillava attraverso le alte guglie di Nivyx.
    Il piccolo Rafghji stava giocando allegramente nel cortile di casa sua. Era il giorno del suo quinto compleanno e suo padre gli aveva regalato un simpatico gingillo. Si trattava di un oggettino in mizzium, una sorta di piccolo cilindro che si illuminava quando toccato. Preso com'era dal suo regalo, non si accorse nemmeno dell'arrivo di sua madre Erthwa.
    Attraversò il cortile con lunghi passi leggeri, i capelli che rilucevano come oro liquido nel vento.Era bellissima tanto da superare in bellezza un angelo, aveva detto una volta suo padre.
    Arrivò, e lo lo prese per le braccia sollevandolo verso il cielo.
    Il bambino rise mentre la madre,sorridente, lo faceva volteggiare tra le sue braccia.
    In quel momento di assoluta spensieratezza però, accadde qualcosa di imprevisto.
    Si sentì un boato, poi un crollo e l'edificio di fronte a loro collassò al suolo con un tonfo sordo.
    Dalle nube di polvere che aleggiava intorno alle macerie, comparvero delle figure, delle ombre.
    Impugnavano asce, randelli, spade, lance e armi di vario genere.
    Uno bestione particolarmente grosso emerse dalla nube. L'energumeno, un'ammasso di muscoli e borchie spinose armato di mazza avanzò a grandi passi.
    Si udì un'altra esplosione e uno degli esseri nelle retrovie scomparve con un grido di dolore.
    Il bestione sembrò a malapena accorgersene e procedette verso di loro.
    -scappa!- disse sua madre posandolo a terra, la sua voce ridotta ad un sussurro terrorizzato.
    Rafghji corse verso la porta di casa, ma il rakdos se ne accorse e fece per dirigersi verso di lui.
    Erthwa, terrorizzata, prese un rastrello e lo sollevò colpendo con forza la schiena del bruto.
    Quello sembrò non accorgersene nemmeno, muovendo un braccio come per scacciare una mosca.
    La sua mano afferrò con forza il manico e lo scagliò lontano.
    Erthwa, che lo stringeva forte, venne trascinata nel lancio finendo contro il muro di casa.
    Rafghji, già sulla soglia, si voltò per vedere cosa stesse accadendo e vide con orrore sua madre che impattava il muro, per poi cadere esanime al suolo.
    Non fece in tempo ad interiorizzare l'accaduto che una freccia si conficcò a pochi centimetri dalla sua testa.
    Il terrore riprese il sopravvento e scappò dentro.
    Il colosso lo inseguì a grandi passi, ma era troppo grande per passare dalla porta così incominciò a demolire il muro a mazzate.
    Nel frattempo, altri piccoli assassini erano scivolati all'interno dell'abitazione.
    Rafghji si era riparato dietro una tenda nel salotto, ma non c'era dubbio che sarebbero riusciti a trovarlo... altrimenti avrebbero fatto saltare per aria la casa.
    Se si fosse messo a piangere, l'avrebbero trovato subito, ma le lacrime erano troppe per poter essere trattenute.
    Stava per scoppiare in un pianto dirotto quando udì dei passi sordi provenire dall' entrata secondaria. Vide un mantello blu con macchie scarlatte e riconobbe suo padre. Stava per mettersi a urlare per avvertirlo di fuggire quando un'esplosione abbagliante squarciò la stanza.
    Poi partì un'altra folgore ed un'altra ancora. Nel giro di qualche secondo tutti i festaioli erano a terra carbonizzati.
    -Vieni piccolo- Disse il padre mentre si dirigeva verso la porta.
    Tremante dalla paura, Rafghji uscì dal suo nascondiglio e o seguì.
    Il bruto aveva quasi fatto breccia e li fissava con aria omicida, lo sguardo pieno di furia omicida.
    -Non preoccuparti- Disse mentre estraeva da una tasca un piccolo oggetto sferico.
    Lo tirò ai piedi del Rakdos e una scarica elettrica partì versò il cielo colpendo il nemico che cadde a terre inerme.
    - Andiamocene di qui- continuò con la voce velata di tristezza, gli occhi rossi carichi di tristezza – casa nostra non è più un posto sicuro-

    Edited by jurgenson - 1/5/2014, 19:44
     
    Top
    .
  2. jurgenson
     
    .

    User deleted


    Lo shock era stato grande.
    Rafghji era caduto in uno stato di catalessi profonda. Non interagiva in nessun modo col mondo, mangiava solo se imboccato, non parlava e dormiva non appena toccava il letto.
    Il dolore lo scavò dall'interno, tormentandolo con orrendi incubi finchè non si rinchiuse completamente in se stesso. Quando si addormentava, sperava ogni volta che tutto ciò che era accaduto fosse solo un sogno e che al risveglio, tutto sarebbe tornato come prima, ma quel giorno non arrivava mai.
    Passarono i giorni, settimane e mesi, ma nulla cambiò. Chiuso nel suo mondo, tutto sembrava cupo e brutto, la sfiducia verso il mondo sempre più grande. Non era più lo stesso, il sorriso non appariva più sulle sue labbra e la voglia di vivere sembrava averlo abbandonato. Il Bimbo gioioso che era stato sembrava morto insieme a sua madre.
    Una notte, durante uno dei suo soliti incubi rivide quel giorno, sua madre che moriva sotto il colpo del rakdos e di colpo si risvegliò tutto sudato.
    Si guardò intorno e vide e pareti della casa in cui si erano trasferiti dopo il giorno della carneficina.
    Molte persone erano morte durante il massacro di quel giorno, ma a lui non importava di nessuna di loro se non di una, sua madre.
    Il ricordo, ancora vivido nella sua mente, prese a rimbalzargli per la testa, colpendolo con impeto e minacciando di provocargli una crisi di nervi.
    Poi, il dolore fu troppo forte ed gridò tutta la sua disperazione. L'urlo rimbombò a lungo nella sua stanza e, quando cadde il silenzio, Rafghji si trovò come spaesato.
    Guardò fuori dalla finestra e vide le guglie di Ravnica che risplendevano pallide alla luce della luna.
    Udì il gorgogliare della fontana in centro alla piazza e l'alitare del vento lungo le vie.
    Uscì sul terrazzo ed inspirò a pieni polmoni.
    Per la prima volta in molti anni si sentì veramente vivo.
    Si sdraiò al suolo; sentì il pavimento freddo attraverso la veste, ma non ci badò e rimase così a fissare le stelle.
    La mattina, quando si svegliò,si accorse subito che qualcosa era cambiato in lui. Il dolore aveva lasciato posto ad un sano vigore, l'abbattimento alla forza interiore e la tristezza alla gioia di vivere.
    Incominciò a frequentare le vie della città e ben presto incominciò a farsi vari amici.

    Suo padre era un izmagnus, e le sue responsabilità gli lasciavano ben poco tempo per prendersi seriamente cura del figlio. L'immagine che ne aveva Rafghji era di un uomo, anzi, un mantello che si muoveva rapidamente tra i macchinari del laboratorio, poi verso Nyvix per delle commissioni per il parun. Compariva solamente ai pasti, e nemmeno sempre.
    Dovendosi arrangiare il più delle volte, Rafghji fu costretto a sviluppare una forte indipendenza da tutti e da tutto, caratterizzato da una personalità carismatica, magnetica e leggermente ribelle. Certamente i soldi non gli amncavano grazie al lavoro del padre, ma percepiva comunque il bisogno di sentirs utile a sua volta. Fu così che incominciò a svolgere piccoli avoretti per la gilda.
    Nel tempo libero frequentava taverne ed il mercato, mettendosi puntualmente nei guai.
    Una volta però le cose gli sfuggirono particolarmente di mano

    Edited by jurgenson - 1/5/2014, 22:12
     
    Top
    .
  3. jurgenson
     
    .

    User deleted


    Era una giornata fortunata quella, non aveva ancora perso una scommessa ed era li da più di mezz'ora.
    Aveva già rovinato tre sfidanti, l'ultimo dei quali un goblin che se ne era andato con aria depressa.
    Ora se ne restava nell'angolo giocando con una moneta d'oro appena vinta.
    Non fu una mossa molto saggia, poiché probabilmente fu proprio quella ad attirare il suo nuovo sfidante.
    Indossava una cappa bluastra, il corpo completamente nascosto... un tipo losco con cui era meglio aver poco a che fare
    Ebbro della vittoria e di vino però, il giovane Rafghji non se ne accorse
    -Buongiorno compagno- disse il nuovo venuto con voce melliflua – immagino che oggi sia davvero una bella giornata-.
    -Hai pienamente ragione, cavolo! É dannatamente bella- biascicò Rafghji.
    -Dimmi un po', caro, dove hai trovato quella moneta?-
    -L'ho vinta! Vinta ad una scommessa!-
    -Wow, sei molto bravo. E scommetto che nella borsa che ti porti appresso c'è ne sono molte altre-
    -Cosa scommetti?- disse Rafghji prendendolo in parola, non capendo il genere d'individuo che aveva di fronte.
    Preso alla sprovvista dalla risposta, lo sconosciuto esitò un'attimo prima di aprire una tasca mostrandone il contenuto: un'insieme scintillante di gemme.
    -Accetto! Col cavolo che mi ritiro... preparati bello! Hai sfidato la persona sbagliata...- Disse Rafghji prendendo i dadi.
    “ha ha...é ancora più stupido del previsto. Non si è nemmeno chiesto da dove vengano...” pensò tra sé e sé il misterioso sconosciuto mentre tiravano i dadi e scommettevano sui risultati.
    “Però! E davvero fortunato al gioco! Però forse oggi non è davvero una bella giornata per lui...” riflettè mentre i dadi rotolavano andando a comporre il punteggio pronosticato dal ragazzo.
    L'incappucciato sibilò una parola e avvicinò la mano all'ultimo dado ancora in movimento.
    A Rafghji parve di vedere un piccolo fumo nero uscire dalla manica dello sconosciuto, ma non ci badò molto, l'ultimo dado si stava fermando per comporre i punteggio della sua vittoria.
    Poi, in modo del tutto imprevisto, il dado scattò a sinistra fermandosi sul tre.
    -quattro e tre sette, ho vinto io!- disse lo sconosciuto.
    Rafghji, sconvolto, non riusciva a crederci, poi s ricordò del fumo.
    Lo guardò con odio e incominciò a sbraitare -Baro!Sporco bugiardo!Ladro che non sei altro hai barato!- disse avventandosi contro lo sfidante.
    Questi non si mosse nemmeno, ma all'ultimo secondo si smaterializzò riapparendo pochi metri più in la.
    Rafghji non capì bene come avesse fatto, ma gli si scagliò addosso nuovamente. Questa volta però l'avversario fece comparire un pugnale nella sua mano destra. Solo un fortunato scivolone impedì che la lama lo trafiggesse al petto, limitando i danni ad un taglio lungo il braccio.
    Cadde a terra, stordito dall'impatto, mentre l'avversario condensava mana nero tra le mani.
    Rafghji, percependo il pericolo tirò un calcio all'addome dell'aggressore colpendolo in pieno.
    La magia partì, ma sbagliò bersaglio colpendo un giovane boros avvicinatosi per cercare di appacificare la situazione.
    Il soldato caddeva terra trucidato, il volto sfigurato da moltissime cicatrici come se fosse stato ripetutamente pugnalato.
    Senza riflettere ulteriormente Rafghji si alzò da terra e fuggì fuori dalla taverna perdendosi tra la folla che aveva cominciato a radunarsi.
     
    Top
    .
  4. jurgenson
     
    .

    User deleted


    Corse a perdifiato lungo le strade, per i viottoli e lungo i vicoli sconosciuti ai più finchè non si sentì in punto di morte, ma proseguì ancora. Il fiato pesante, i polmoni gli bruciavano, le gambe sembravano di piombo. Infine si fermò, completamente esausto e si accasciò al suolo.
    Non ricordava nemmeno come fosse arrivato li... Rix Maadi, vicoli bui, i ricordi si mischiavano tutti in un turbine senza fine. Svenne.
    Al suo risveglio gli duolevano tutte le membra, un forte dolore pulsante dietro la nuca.
    Non sapeva per quanto era rimasto sdraiato sul freddo terreno, ma a giudicare dagli effetti dovevano essere stati un paio di giorni.
    Aveva fame e freddo, il vento che ululava tra le alture.
    Si trovava in un territorio montuoso cosparso di picchi a lui sconosciuto.
    Si guardò intorno, cercando di capire da dove fosse venuto, ma non ne aveva idea.
    Non ricordava nemmeno perchè vi fosse arrivato. Poi, come un fiume in piena, i ricordi rifluirono nella sua mente minacciando di sopraffarlo.
    Lentamente, con calma, si riprese realizzando che era effettivamente fuori dalla città di Ravnica. Non aveva mai creduto che esistesse qualcos'altro al di fuori di essa, ma a quanto pare, si sbagliava.
    Cominciò ad analizzare la situazione con calma: si trovava in chissà quale posto sperduto chissà dove e con chissà quali pericoli. Non esattamente una buona situazione.
    L'altra opzione però sembrava ancora peggiore... fare ritorno era fuori discussione: fuggendo dalla taverna aveva udito gente chiamarlo assassino, fuorilegge.
    Se fosse tornato, probabilmente gli azorius l'avrebbero rinchiuso in una cella per il resto della sua vita. Qui invece era completamente libero.
    Con questa nuova consapevolezza, si avviò verso una rupe poco distante.
    Non aveva ancora capito quale strana magia avesse usato il misterioso incappucciato, ma certamente doveva essere stata potente se era riuscita a far credere a tutta la gente che era stato lui ad assassinare il soldato.
    Ora però gliene importava poco... qualunque fosse stata la convinzione di quelli in città, lui aveva poche intenzioni di farci ritorno.

    Visse li, cacciando i piccoli esseri che l'abitavano e condividendo i cunicoli coi pochi goblin che condividevano con lui quello stile di vita selvaggio. Fece anche amicizia con alcuni di loro, condividendone le scoperte e le fantastiche reliquie che si ritrovavano di tanto in tanto. Uno in particolare, uno sciamano, gli insegnò anche i rudimenti della magia. Rafghji dimostrò subito uno spiccato interesse per l'argomento, sperando di trovarvi i mezzi per ottenere la sua vendetta. Ben presto si dimostrò un mago provetto, superando il suo maestro e portando innovazioni all'arte. Il suo rancore e la sua sete di vendetta vennero convogliati in quello sfogo primitivo. Proprio a causa di essi, dimostrò una forte predilezione per le magie di morte e dolore. Col passare degli anni, il suo temperamento focoso lasciò lo spazio ad un'indole più riflessiva e calcolatrice.
    Il desiderio di vendetta si tramutò in un freddo cinismo accompagnato da un carattere scrupoli.
    Per molti anni andò avanti in quella maniera fino a dimenticarsi delle sue origini.
    Un giorno però, incappò in qualcosa di decisamente inaspettato. Semi-seppellito dalla polvere c'era un mantello, talmente logorato dal tempo da sembrare uno straccio.
    Lo raccolse e, al contatto col tessuto, un'ondata di ricordi lo travolse: la sua infanzia, l'assassino, sua madre... tutto in un vortice di ricordi ed emozioni che gli provocò una sorta di emicrania.
    Cadde a terra, cercando di arginare il fiume e, con sua grande sorpresa, ci riuscì. Si rialzò e con sorprendente lucidità capì cosa doveva fare. Non doveva fuggire e dimenticare tutto, ma tornare e far vedere a mondo ciò di cui era capace. Si incamminò verso la città a grandi passi, senza mai voltarsi indietro.

    La città non sembrava molto cambiata durante la sua assenza. Erano sorti molti nuovi palazzi, altri demoliti, altri modificati, ma, in linea di massima, sembrava non fosse cambiato un granchè. La vita della civiltà scorreva ancora, monotona come sempre.
    La prima cosa che notò, guardandosi attorno, era che doveva trovare dei vestiti degni di tale nome.
    Dopo oltre vent'anni nella natura selvaggia, indossava poco più che degli stracci e di certo, non sarebbe passato inosservato.
    Avrebbe potuto tornare a casa a prendere i suoi averi, ma non gli sembrava il caso... il rischio di essere scoperto era troppo alto.
    Decise che li avrebbe comprati al mercato, dove nessuno avrebbe osato domandare da che parte venissero quei soldi.
    Se avesse detto che li aveva trovati nelle terre selvagge, certamente gli avrebbero riso in faccia.
    In meno di un'ora, riuscì a recuperare tutto ciò di cui aveva bisogno.
    Un lungo mantello nero gli copriva il fisico alto e snello, avvolto in abiti altrettanto scuri.
    Comprò anche un bastone da passeggio e vari altri attrezzi per ottenere l'effetto finale. Il bastone, sarebbe servito anche come arma. Alla fine, dopo essersi lavato e tagliato i capelli, non appariva più come un mendicante, ma sembrava in tutto e per tutto un maestoso aristocratico orzhov.
    La sua nuova vita, stava per avere inizio.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    5,804

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    La ruolata è interessante, un bel pezzo di background che sicuramente aggiunge profondità al personaggio. Ti dirò, l'unica cosa è la lunghezza. Non è cortissima, però alcune parti potevano essere arricchite e sarebbe stato bello conoscere qualcosa di più del nostro cinico Raf.

    Per quanto riguarda la correttezza del testo, lo stile è scorrevole e non stanca, ma in diverse parti del testo ci sono molte ripetizioni fastidiose, tipo "Il bruto aveva quasi fatto breccia e li fissava con aria omicida, lo sguardo pieno di furia omicida." Niente di grave, comunque, è stato un buon testo.

    Ti frutta almeno un terzo di PP, cumulabile con scene future che ti suggerisco di rendere ben più lunghe.
     
    Top
    .
  6. jurgenson
     
    .

    User deleted


    ok, comunque ho già in mente altri bei pezzi da aggiungere, soprattutto sulla sua recente "ascesa").
    Per la lunghezza, ci proverò, ma purtroppo ho il dono della sintesi sin dalla prima elementare, e non è accendi-spegni. vedrò cosa riesco a fare (probabilmente saranno varie scenette, niente di eccessivamente lungo).
    P.S: perchè scrivete tutti Raf? non è così difficile da digitare.... G H J I sono tutte di seguito sulla tastiera! (scherzo ovviamente)
     
    Top
    .
5 replies since 1/5/2014, 15:16   83 views
  Share  
.