[Scena] Improvvisarsi ninfa dei boschi

[Hekate - Malo]

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  1. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Dunque ci era riuscita ad entrare nello Sciame Golgari.
    Oltretutto aveva pure guadagnato un'amica e... forse era quello a renderla più contenta di quando si aspettasse. Prima di intraprendere quella strada si era ripromessa di fare attenzione a non dare troppa confidenza a nessuno, onde evitare di cadere troppo presto nelle grinfie di suo padre. Ma dopo quanto successo contro quella specie di grosso fungo animato, non potè non nutrire simpatia nei confronti di Kangee. Sarà anche perchè le offrì ospitalità nell'abitazione che condivideva con altri suoi conoscenti e Golgari pure loro - molto meglio che stare in uno dei tanti punti di raccolta, più appartato - oppure... era meglio di altre ragazze conosciute in tempi passati. In lei vedeva qualcosa di più genuino.
    Però Hekate non era totalmente felice, nonostante cercava di dimostrare il contrario.
    Si chiedeva quanto sarebbe durata la sua libertà, se davvero era al sicuro dallo sguardo di suo padre o già sapeva e si stava godendo lo spettacolo, aspettando solo di vedere quanto avrebbe resistito la figlia, prima tornare implorante e in lacrime come la bambina viziata che era.
    Fortunatamente quando era impegnata a svolgere il suo ruolo di Scavenger, ogni afflizione svaniva e la sua attenzione era dedicato al lavoro. A quello o a non dare troppo a vedere quanto le facesse ribrezzo infilare le mani in questo o quel mucchio di cose indefinite.
    Nei pochi giorni che seguirono il suo ingresso nella gilda, la routine era più o meno quella: sveglia, colazione, lavoro, pranzo, ancora lavoro, cena e fuga ad una sorgente per un bagno.

    E come da programma, a più di un paio d'ore prima del crepuscolo la giovane elfa era in addirittura di arrivo per l'appuntamento di fine giornata. La zona era sotto il controllo dei Golgari, ma lei era una tipa cauta e con sè aveva sempre la fidata balestra e qualche freccia, nel caso qualcuno si fosse azzardato a disturbarla.
    Uscita dalla conduttura fognaria si dovette fermare un momento, così da permettere agli occhi di abituarsi alla luce di intensità diversa a quella avuta fino ad un momento prima. Quanto tornò a vedere, si trovò davanti acqua e vegetazione rigogliosa.
    Un acquitrino di basso livello e attraversabile grazie a qualche roccia affiorante, alimentato da diverse piccole cascate. Sentiva il suono di acqua corrente che producevano e ormai, grazie all'abitudine, sapeva bene come raggiungerle. Ovviamente durante lo spostamento non mancò di controllare che non ci fossero brutte sorprese in agguato.
    Tra tutte raggiunge la cascata il cui getto era accerchiato da un vegetazione sufficiente a creare una sorta di paravento. Un ultimo sguardo nei dintorni e si spogliò. Levò tutto, lasciando sul proprio corpo solamente la collana con il simbolo della gilda sottoforma di ciondolo in osso lavorato. Sciolse i capelli e infine sistemò la balestra nelle vicinanze, così da poterla prendere senza troppi problemi.
    « Bene, a noi due. »
    Disse rivolta alla cascata quasi a sfidarla, allungando la mano destra a saggiarne la temperatura. Nemmeno a dirlo era fredda, però non poteva lamentarsene. O quella o nulla.
    Prese una lunga boccata d'aria fino a gonfiare le guance a palloncino, strinse gli occhi forte forte, prese un po' di coraggio e si buttò sotto al getto d'acqua.
    « Ge-ge-gelida! Gelida! »
    Gemette e si agitò un poco, finchè non si abituò del alla bassa temperatura. A quel punto divenne tutto più semplice e cominciò a dedicarsi alla propria pulizia.

     
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    Chi glielo aveva fatto fare. Attraversare fogne e condotti, in mezzo a odori di cui non conosceva nemmeno l'esistenza e per di più assieme a una lagna come Galio. Quando aveva finalmente ritrovato il posto lo mandò a casa, era diventato insopportabile. C'era già stato in quel punto di raccolta quando aveva accompagnato Hekate la prima volta, è vero, solo che i cunicoli della Città Sepolta erano davvero intricati. Non che lui fosse uno che si perdeva facilmente, tutt'altro. Vivere nei bassifondi implicava per forza di cose il sapersi orientare tra i vicoli e i tetti, specie se si sperava di fuggire dai brutti ceffi.

    I cunicoli Golgari però erano un altra cosa. Molti che erano aperti un giorno prima, puoi trovarteli sbarrati da valvole organiche appositamente create. E se poi manca l'illuminazione, puoi star fresco. Alla fine, dopo una serie di incontri improbabili, era arrivato in questo ampio acquitrino davanti a uno degli ingressi della gilda. Non era certo un posto segreto, il simbolo Golgari era dipinto sulla parete in grandi dimensioni, così come diverse sculture di insetti.

    Da quel punto in poi era necessario spostarsi con cautela su rocce umide e scivolose. Avanzava dubbioso, mentre cominciava a chiedersi cosa avrebbe fatto a quel punto. Entrare dall'ingresso principale come se niente fosse? I Golgari accoglievano cani e porci, questo era risaputo, ma guai a quelli scambiati per spie o nemici della Gilda. Sapevano essere di una spietatezza inaudita. E lui ci teneva ancora alla sua pellaccia.

    Mentre avanzava guardingo, notò che una persona varcava l'uscio avventurandosi sull'acquitrino. Fortuna che era ancora lontano e potè nascondersi dietro una roccia (tuffandosi però in acqua) per non farsi vedere. « E io che volevo rimanere asciutto. Che cazzo... » Brontolò aspettando che il tizio passasse oltre. Quando si affacciò cautamente per vedere dove fosse andato, notò che si trattava di un elfa e neanche particolarmente armata. Riuscì a vedere parte del profilo e di spalle, qualcosa in lei le ricordava proprio l'elfa incontrata qualche giorno prima. Ma era ancora lontana e non ne era sicuro al cento per cento.

    Decise di volerla seguire, muovendosi nell'acqua che gli arrivava al busto, sfruttando a suo vantaggio le alte rocce. Il rumore dell'acqua che cadeva riusciva anche a coprire efficacemente i suoi di rumori. La pedinò per un pò, finchè questa non si fermò in prossimità di una delle cascate. Osservò anche con piacere la parte in cui si spogliava per il bagno rigenerante. Probabilmente un galantuono avrebbe distorto lo sguardo o come minimo avrebbe provato una certa inquietudine a spiare così una donna in un momento di intimità. Ma mi pare di non aver mai detto che Malo fosse un galantuomo, no?

    Quando l'elfa fu sotto l'acqua, allora lui uscì dall'acqua arrampicandosi su di una roccia. Era zuppo, ma poco importava. Con sguardo malizioso osservava la ragazza coperta dall'acqua scrosciante in un gioco di vedo e non vedo che ne mostrava a tratti le forme. Quindi si appoggiò con la spalla sinistra a una roccia lì al lato, incrociando le braccia anche, stesso sorriso sornione. « Vedo che ti sei già ambientata alla perfezione. » Disse solo, aspettandosi divertito la reazione dell'elfa.

    Edited by Ryuk* - 17/3/2014, 16:23
     
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  3. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Ora si sarebbe voltata con calma e gli avvrebbe risposto con sorprendente sicurezz...
    E invece no.
    Hekate reagì in modo tutto fuorchè posato e controllato.
    Presa alla sprovvista cacciò un'imprecazione in lingua elfica, tanto indefinita che alla fine il suo sarebbe apparso solamente come un urletto acuto e penetrante. Uno di quelli tipici che farebbe una donna colta in un momento imbarazzante, per intenderci. Prima aveva sistemato la balestra in modo da averla a portata di mano e usarla proprio in una situazione come questa. Peccato che l'istinto dell'elfa le suggerì di andare a nascondersi dietro a qualche roccia, inginocchiandosi nell'acqua che le arrivava a lambire la vita.
    Poi lenta e cauta fece capolino con gli occhi oltre al bordo del suo riparo improvvisato, sbattendo le palpebre più volte del necessario per qualche gocciolina che scendeva dai capelli umidicci. Concesse una lunga, penetrante e poco amichevole occhiata all'uomo.
    In tutta la figura dell'altro le bastò notare le iridi vermiglie, per dare un nome a quel volto.
    Anche se Malo l'aveva aiutata giorni fa ad uscire da un guaio dopo l'altro, comunque non fu sufficiente da far pensare all'elfa di dover cambiare atteggiamento.
    Deglutì piano, quasi a voler temporeggiare per regolare la propria voce.
    « Da quanto sei lì? »
    Domandò infine a tono un po' brusco e lievemente stridulo.
    Successivamente spostò la mancina dalla ruvida roccia per andare ad afferrare i propri capelli, resi appesantiti dall'acqua, così da spostare delle ciocche a ricadere sul petto. Un tentativo per coprire quanto possibile, sperando di calmare la sensazione di violazione.

     
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    Fece un sorrisetto divertito nell'osservare la reazione dell'elfa. Diciamo che era stato fatto di proposito per suscitare una simile reazione. « Io? Sono appena arrivato. » Voce calcatamente ironica e un occhiolino sornione, anche. Aveva visto bene l'altro giorno. Hekate aveva un fisico mozzafiato. Ma non volle soffermarvisi troppo per non fare la figura del maniaco. Insomma era solo un buon gustaio, ecco. Non era certo un santo e non gli andava di fingere di esserlo. Anzi, ogni tanto faceva una capatina al club gestito dai Rakdos giù nei bassifondi, il Regina di Cuori. Facevano uno spettacolo di burlesque niente male. Bastava saper evitare le risse ed era un bel posticino dove rilassarsi.

    « Okok, ho capito. » Commentò con aria di resa, senza perdere quel sorrisetto bastardo. Si mise una mano davanti agli occhi e si voltò lentamente, dandole le spalle. « Concludi con calma il tuo bagno, prometto che non sbircerò. » E sarebbe rimasto voltato in modo da dimostrare la sua buona fede. Intanto aveva occasione di dare un'occhiata ai dintorni. Era un paesaggio salubre, piuttosto umido ma quasi immacolato. Un vero e proprio contrasto con i cunicoli puzzolenti dove lo Sciame viveva. « Non credevo che i Golgari avessero posti del genere. Alla fine non dev'essere male viverci. »

    Continuò a spaziare con lo sguardo sul panorama. Le alte pareti rocciose decorate da rampicanti e salici piangenti grondavano dell'acqua delle sorgenti. Non era acqua di discarica, era acqua pura, proveniente probabilmente dal cuore di qualche montagna. Un oasi nel bel mezzo della città. Sbalorditivo. Doveva venirci qualche volta, magari in buona compagnia (femminile) « Allora, come ti stai trovando nella tua nuova casa? » Chiese a Hekate, ancora senza voltarsi. Per il momento aveva intenzione di mantenere la parola.
     
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  5. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Rimase ancora immobile lì dietro alle rocce, continuando a fissarlo in malo modo.
    Soprattutto perchè le stava chiaramente mentendo, quel maledetto. Senza che potesse rendersene conto, Hekate si ritrovò ad arrossire leggermente per l'imbarazzo. Non che fosse molto visibile data la posizione, al massimo si poteva notare una leggera variazione di colore all'estremità delle lunghe orecchie che caratterizzavano la sua razza.
    « Stai mentendo, maledetto. »
    Sibilò tra i denti, non curandosi di essere sentita o meno.
    Ma prima che lei assecondasse l'idea di avvicinarsi alla balestra e scacciare l'umano a suon di frecce, quello si portò una mano davanti agli occhi e si voltò. Sì, certo. Non avrebbe sbirciato. Per quanto Hekate avesse alcuni comportamenti da ingeua verginella, come l'agitarsi per essere stata vista senza veli - e per lo stesso motivo parlava poco, o la voce l'avrebbe tradita - non era certamente stupida.
    Infatti non si smosse dal suo riparo, finchè non fu certa della parola di Malo.
    « Guai a te se ti volti! »
    Lo avvertì, stavolta alzando la voce, e dunque si rimise in piedi.
    Siccome non si fidava PER NIENTE delle sue parole, lo fece lentamente e senza staccare un attimo le iridi violette dalle spalle del ragazzo. Arrivata ad essere del tutto eretta allora si voltò a sua volta, convinta che in quel modo avrebbe mostrato poco di sè. Con i capelli che si ritrovava, tutta la parte che andava dalle spalle al fondoschiena era praticamente coperta da una specie di sipario nero. E sempre di spalle, riprese da dove fu interrotta, lanciando ogni tanto delle occhiate alle proprie spalle giusto per controllare.
    L'elfa non se la prese comoda, perchè incapace di stare tranquilla con la presenza di Malo alle proprie spalle e infatti ci mise davvero poco.
    « L'acqua che viene distribuita ai bisognosi deve venire da qualche parte, no? »
    Gli rispose mentre si strizzava i capelli per alleggerirli dall'acqua e, dopo l'ennesimo accertamento che l'interlocutore non avesse cambiato posizione, tornò dove aveva lasciato i propri indumenti. Rapida si infilò una larga blusa di cotone bianca, tanto fuori misura e larga da coprirla fino a metà coscia. Per quanto non si sentisse a suo agio svestita davanti ad uno sconosciuto o quasi, non si mise pure i pantaloni perchè le avrebbero causato un grande fastidio per via della pelle bagnata. Radunò le proprie cose e cambiò posizione, andando a sedersi su un altro gruppo di rocce lontane dall'acqua. La balestra la posò vicino ai piedi.
    « Mi trovo abbastanza bene. Non ho nulla di cui lamentarmi. Ah, puoi.. puoi anche voltarti. »
    Se l'avesse fatto, l'avrebbe vista seduta a gambe strettamente unite, girata un poco di lato, e intenta a passarsi le mani tra i capelli, usando le dita come fossero denti di un pettine.
    Gli occhi fissi su di lui, lo sguardo dubbioso ed indagatore.
    « Tu piuttosto cosa ci fai da queste parti? »

     
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    La tentazione a voltarsi di nuovo c'era tutta, ovviamente, ma come detto non aveva intenzione di aprofittarne troppo. A meno che lei non avesse voluto, ovviamente. E poi aveva già visto abbastanza, fortunatamente. Piuttosto, la domanda dell'elfa lo colse impreparato. Anche perché difficilmente avrebbe ammesso di aver attraversato fogne e cunicoli per lei. « Uhm, facevo un giro. » Cominciò a dire falsificando il suo distacco come era abituato a fare con certi documenti falsi durante la sua carriera di mascalzone. « Recuperare roba per un tizio, fare loschi affari con quell'altro. Solite cose. »

    Quindi si voltò ora che l'elfa gli aveva dato il via libera. « Poi mi sono accorto che eri a due passi e ho pensato di fare un salto. » La storia non reggeva persino per lui ma meglio quel maldestro tentativo di balla piuttosto che ammettere un ipotetico debole per l'elfa. Non lo avrebbe mai ammesso persino a sè stesso, figuriamoci davanti a lei. E poi più o meno aveva capito che tipo era, non avrebbe perso occasione per gongolare e tormentarlo. « E poi volevo vedere se eri riuscita a resistere più di un giorno in mezzo ai troll. Hai già collezionato qualche avance? » E ridacchiò. Non chiedeva con cattiveria, la prendeva un pò in giro per farla ridere (ma soprattutto per ridere lui) e cercare di capire se stava bene senza sembrare troppo interessato.

    Ego maschile. Che ci volete fare.
     
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  7. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    « Facevi un giro per loschi affari. »
    Ripetè dopo di lui, alzando leggermente un sopracciglio con espressione scettica in viso.
    Andiamo, perfino per lei quella era una storiella che stava a malapena in piedi.
    Stava nascondendo qualcosa e in un primo momento le venne da sospettare che avesse in ballo qualche losco affare ai danni dei Golgari, considerata la sua presenza nei territori nella gilda... però il ragazzo non le aveva mai dato l'idea di essere tanto sconsiderato.
    I suoi pensieri si concentrarono allora sul fatto che Malo continuasse a chiederle come stava.
    Magari era solamente un caso, non lo vedeva particolarmente interessato.
    « Tsè, mi credi tanto viziata? Sono troppo cocciuta per mollare in meno di una settimana. »
    Ribattè alla sua domanda, ridacchiando anche lei divertita.
    Esitò nel rispondere alla sua domanda non per fare chissà qualche giochetto psicologico e sperare di vederlo un poco sulle spine, molto semplicemente l'elfa proseguì il suo intento di vestirsi. L'acqua era evaporata a sufficienza e allora allungò una mano a prendere un paio di pantaloni marroncini piuttosto aderenti. Dopo averli infilati rimase in piedi, mentre si allacciava stringhe varie.
    « Avance... sì, però non ci faccio molto caso. »
    Ammise candidamente, piegandosi in avanti ad afferrare una cintura.
    Questa non la infilò nei passanti dei pantaloni, anche perchè non ce n'era nemmeno uno, e la chiuse invece all'altezza dell'ombelico per rendere meno ingombrante la blusa fuori misura.
    Come ultima cosa indossò degli stivali e si soffermò con lo sguardo sul ragazzo, la mano sinistra appoggiata al fianco e l'altra occupata a massaggiarsi il mento.
    « Però... c'è un umano, più o meno della mia età e non è poi tanto male. »
    Alzò leggermente le spalle e sciolse la propria postura, terminando di raccogliere le proprie cose: piccolo sacco di tela con i vestiti che aveva prima e il cinturone con faretra e aggancio per trasportare la sua balestra.
    « Forse potrei farci un pensierino. »
    Disse con un sorrisetto sulle labbra, quasi enigmatico, muovendo i primi passi per avvicinarsi maggiormente a Malo. Intanto con le mani stava armeggiando nel sistemare le cinghie per riavere arma e munizioni dietro la schiena.

     
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    Allargò la bocca in un sorrisetto compiaciuto. « Ah si? » E intanto osservava ogni singolo gesto dell'elfa. Non l'aveva mica inquadrata ancora. A volte sembrava sicura di sè e... esperta, il genere di donne che a lui facevano perdere la testa. Una volta pensate, quando aveva poco più di diciassette anni, s'era preso una cotta per una vampira. E nonostante fosse chiaro che lei da lui non voleva altro che il suo sangue, non riusciva proprio a togliersela dalla testa. Fino a quando lei provò a togliergliela, la testa, e allora capì che era il caso di lasciar perdere.

    Ma tornando a Hekate. Sebbene alle volte sembrasse quel tipo di donna, c'erano altre volte in cui pareva ingenua e candida, e questo lo lasciava un pò perplesso. Per quanto candida potessere essere una Devkarin, sia chiaro. Che sono già un bel pò più tranquilli di certe vampiresse, voglio dire. O meglio, così credeva. In fondo non era mai stato con una Devkarin, o con un elfa in generale. Aveva una fidanzatina quando era solo un bambino, ma niente di più. E la cosa lo stimolava non poco. « Sono pronto a scommettere che nemmeno lui ti considera tanto male. » Le disse rivolgendole uno sguardo malizioso. Aspettò che lei si fosse sistemata del tutto, quindi si staccò dalla parete rocciosa, infilando le mani in tasca.

    Dannazione, s'era quasi scordato di essere zuppo praticamente dall'ombelico in giù.

    Già che era stata lei a buttarla sul flirt, a lui non restava che andarci a nozze. « Che ne dici di farci questo pensierino davanti a qualcosa di caldo? Offro io, eh. » Occhiolino. In fondo era da un bel pò che era a secco, e Hekate non era niente male. Decisamente niente male.
     
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  9. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Ma guarda, e lei che l'aveva buttata lì tanto per verificare un'ipotesi.
    Il sorriso sulle labbra si fece leggermente più largo e si soffermò pochi istanti a scrutargli il viso incuriosita, mentre raccoglieva i capelli umidi a ricadere sulla spalla sinistra.
    « Uscire con te, così all'improvviso. »
    Alzò il capo in modo da sollevare lo sguardo in alto, oltre le fronde verdeggianti degli alberi per poter scrutare il cielo e fare una stima approsimativa dell'orario. C'era ancora abbastanza luce e dunque di tempo a disposizione ne aveva ancora. Sperò che Kangee non si sarebbe preoccupata troppo non vedendola tornare, però non era la prima volta che Hekate ritardava il rientro per farsi un giretto nei dintorni.
    Riabbassò la testa per guardare Malo.
    « Va bene, accetto. Però vediamo di non fare troppo tardi, perchè domani ho una giornata abbastanza impegnata. »
    Accompagnò la frase con un altro sorriso e coi gesti incitò il ragazzo ad iniziare a muoversi. Lei l'avrebbe seguito poco dopo, camminando al suo fianco sinistro.
    « Dove vorresti portarmi? »
    Domandò dopo pochi metri, osservando il profilo di lui.

     
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    Non riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto mentre accosentiva a muoversi e avviarsi. Intanto non perse occasione di stuzzicare ancora l'elfa. « Oh-ooh. Impegnata? Così ti hanno già messo sotto fatica. Sicura di esserci portata? » E una volta che lei avesse raggiunto il suo fianco le avrebbe dato una spintarella leggera con la spalla per gioco.

    Per rispondere alla sua successiva domanda. « Ti porto in un posticino che conosco. Si mangia benissimo... e soprattutto gratis. » Avrebbero cominciato ad attraversare il ruscello, saltellando su di un masso di roccia dopo l'altro. L'area davanti all'entrata della gilda era abbastanza ampia e spostarsi in quel modo, rischiando ripetutamente di scivolare, stava cominciando a diventare antipatico. Alla fine però ne vennero fuori, mettendo finalmente piede sul terreno asciutto ed erboso del sottobosco Ravnichiano. Non era una vera e propria foresta, ma una macchia di verde ai piedi delle immense costruzioni di pietra. Alcune costruzioni che costeggiavano la vegetazione erano così alte da superare le centinaia di metri di altezza, rendendo quella piccola foresta come semplici cespuglietti sotto casa, in termine di proporzioni, nonostante gli alberi che circondavano Hekate e Malo fossero alti più di sei metri.

    Sarebbero avanzati nella penombra della vegetazione umida (che tra l'altro non vedeva mai il sole per via dell'ombra dei grossi edifici) diretti verso il posticino di Malo. Ad un certo punto, mentre avanzano, sul volto del ragazzo comparve un grosso sorriso sornione, segno che gli era venuto in mente qualcosa. A questo sarebbe seguito dopo poco un commento. « E così ti diletti a fare la ninfa ammaliatrice nel tempo libero. Devo ammettere che eri molto convincente nella parte... vestita unicamente dei flutti della cascata. » E cercò il suo sguardo sollevando involontariamente il sopracciglio destro e mantenendo il sorriso malizioso.

    Ma tornando al loro viaggio. Alla fine sarebbero finiti di fronte a una recinzione bassa e grezza, staccionate fatte di pezzi di corteccia d'albero, legati insieme da del filo metallico arruginito. Scavalcarlo sarebbe stato un gioco da ragazzi (arrivava si e no all'altezza dell'ombelico) per ritrovarsi dentro a un giardino poco curato e rustico. C'era un grosso e grasso albero sul quale cresceva uno strano frutto ovale e violaceo, un orticello con vari generi di ortaggi e alcune caldaie scassate gettate alla rinfusa in un angolo.

    Mossi due passi nel giardino, da dietro l'albero sarebbe sbucato fuori un grosso maiale dalle dimensioni di una mucca, solo molto più rotondo, che grugnì non poco verso di loro. « Shhhh, Bogo! Sono io, sta calmo. » Sussurrò Malo avvicinandosi al grosso suino legato da una spessa corda all'albero. Diretto verso l'albero, vi si arrampicò una volta arrivatogli vicino e ne colse un frutto per poi darlo al maiale. Bogo, appunto, lo mangiò dal dorso della mano del ragazzo, mentre si lasciava accarezzare il grugno. « Vieni. » Sussurrò Malo rivolto verso l'elfa, facendole segno di avvicinarsi ma soprattutto di parlare a bassa voce. Il maiale era invece tutto intento a sgranocchiare la frutta, facendo solo qualche *snort* di approvazione.

    Poco più in là c'era una sorta di abitazione ricavata nella vegetazione, dalla quale non proveniva alcun rumore. Sembrava sgombra.
     
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  11. Alyah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Incassò la spintarella con una risatina e non si lasciò fuggire l'occasione di controbattere, ritornando al fianco del ragazzo per cercare di dargli un piccolo pizzicotto al braccio o al fianco. Il primo che sarebbe capitato a tiro, insomma, per poi aggiungere.
    « E non sottovalutarmi. Ammetto che i primi due giorni non sono stati propriamente una passeggiata, ma non mi lascio abbattere facilmente. »
    Per il resto non aggiunse altro, limitandosi a seguire Malo lungo il fiume, prestando attenzione a non mettere un piede in fallo e scivolare sulle rocce, e successivamente verso chissà che direzione per addentrarsi nello spazio verde. Hekate camminava con aria apparentemente tranquilla, sollevando ogni tanto il naso per aria ad osservare gli altissimi edifici che costeggiavano la vegetazione e si intravedevano tra le fronde.
    Anche se lontani, le davano un leggero senso di oppressione.
    Spostò la sua attenzione sul ragazzo, quando tornò a rivolgersi a lei.
    « Nah, solo una dolce elfa che voleva darsi una rinfrescata e rilassarsi un po'. »
    Per quanto caruccia potesse esserlo una Devkarin, naturalmente.
    Questa volta nel controbattere non si mostrò impacciata come quanto avvenuto alla cascata, anzi. D'altro canto la situazione era già differente e Malo che continuava a stuzzicarla era un incentivo in più a voler tenergli testa.
    « E tu, invece? Ti piace rischiare di essere beccato dai Golgari, pur di rivedere qualcuno? »
    Ecco appunto. Non tralasciò quanto poco credibile fosse la storiella raccontata dal ragazzo.
    Anche se lei rimase abbastanza sul vago, le si leggeva in faccia che si stava riferendo a quello e alludeva che lui fosse venuto appositamente a cercarla. Infatti sul viso dell'elfa tornò a palesarsi ancora quel sorriso enigmatico.
    Sorrisetto che se ne andò nel momento in cui giunsero nei pressi della casetta in mezzo alla vegetazione, affiancata da un albero con frutti. Scavalcò la staccionata e rimase ferma al suo posto, appena notò il grosso maiale in avvicinamento. E niente, piuttosto diffidente nei confronti della bestiola non le staccò gli occhi di dosso, finchè Malo non richiamò la sua attenzione. Esitò qualche istante, prima di andargli dietro.
    « Sembra che stiamo per fare qualcosa di loschissimo. »
    Commentò a bassa voce, guardandosi ogni tanto attorno.

     
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    « ... » Touchè. Era questione di tempo prima che l'elfa gli rinfacciasse la sua capatina nei bassifondi pur di farle un saluto. Un involontario sorriso tirato si presentò sul suo volto come ad ammettere di essere stato beccato, ma contò di recuperare il prima possibile prima di finire bersaglio di ulteriore canzonamento. « Rischiare? Mia cara, mi sono infilato in posti peggiori e con gente molto più pericolosa. Non è stato poi chissà che disturbo. » Ma storse la bocca subito dopo perché si rese conto di aver rasentato una giustificazione. Non era quello il suo obiettivo ma vabbè, avrebbe rimediato cambiando risolutamente argomento.

    Sorrise divertito nel vedere la titubanza della ragazza. « Naah. Finchè rimani con me non hai niente da temere. » Diede un paio di pacche sul groppone del grosso suino che grugniva di gusto mentre sgranocchiava la frutta, quindi tornò sull'albero, allungandosi per prendere altri due di quei pomi. « Prendiamo giusto qualcosina da mangiare qui e poi ti porto in un bel posticino. » Le rivolse un occhiolino per poi lanciargli uno dei due frutti raccolti in modo che lei potesse afferrarlo. Uno lo tenne per se, cominciando subito ad assaggiarlo con un ampio morso iniziale.

    « Li adoro questi! Perfetti per stuzzicare l'appetito. » Commentò con gusto e a bocca piena mentre si dirigeva con disinvoltura verso la casetta lì a fianco. Diede giusto un occhiata preliminare attraverso la finestra semiaperta, quindi tirò fuori una piccola barra metallica molto sottile, con la quale si avvicinò alla porta per cercare di forzarla. Giusto un paio di secondi e aveva fatto. Spalancò completamente la porta voltandosi verso Hekate. « Prima le signore. » Le rivolse con un sorriso beffardo sul volto. Aspettò che l'elfa fosse entrata per poi seguirla a sua volta.

    L'interno dell'abitazione era in linea con l'esterno. Mura grezze e ricoperte di vegetazione, pavimento di roccia crepata, qualche animaletto che scappava al suono dei passi dei due intrusi. Malo avanzò con disinvoltura, mani nelle tasche mentre gettava un occhiata distratta qua e là. Svoltò in un corridoio poco illuminato che finiva in uno stanzone con ingresso ad arco. Lì c'erano dei ripiani in legno grezzo e qualche pseudomobiletto in corteccia d'albero. « E voit-là! La signora si serva di tutto ciò che le aggrada. » Rivolse all'elfa soffermandosi sull'uscio e facendole segno di non fare complimenti. C'era un gran numero di insaccati, formaggi stagionati, frutta secca, melograni, cocomeri. In un angolo pensolavano a testa in giù anche qualche coniglio, dei fagiani e selvaggina random. Insomma, una vera cuccagna.

    Edited by Ryuk* - 26/3/2014, 15:13
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Scosse lievemente la testa e sospirò a lungo in risposta alla frase di Malo, decidendo di chiudere lì la questione sul perchè fosse venuto a cercarla. Per adesso, almeno.
    « Manke? »
    Domandò invece, riguardo al 'posticino' dove lui avrebbe voluto portarla.
    « Dove avresti intenzione di andare e cosa avrebbe di tanto interessante? »
    Prese al volo il frutto che le venne lanciato, ma a differenza di Malo lei non gli diede alcun morso. Non tanto per diffidenza nei suoi confronti, più che altro al momento non aveva particolarmente fame. Magari ci avrebbe ripensato poco più avanti.
    Lo seguì alla porta d'ingresso e rimase ad osservarlo all'opera con quell'affare metallico, senza fiatare per evitare di distraro in qualche modo con altre domande.
    Pochi secondi e la serratura si aprì per loro.
    « ... i modi da galantuomo non ti si addicono molto, sai? »
    Gli disse diretta prima di varcare la soglia, rivolgendogli pure lei un sorrisetto.
    Un passo alla volta avanzò all'interno dell'abitazione, guardandosi attorno con aria circospetta. A parte lo stile che rispecchiava le condizioni esterne della casa, lì dentro non potè non notare la quantità di cibarie a destra e sinistra. Doveva trattarsi di una sorta di dispensa.
    « Continuo ad avere la sensazione che stiamo per cacciarci in qualche guaio. »
    Continuò a dire, volgendosi appena verso di lui.
    Si mosse di un altro paio di passi, spostando gli occhi a destra a sinistra fino a soffermarsi su conigli, fagiani ed altra cacciagione lì appesa. Forse con quello avrebbero potuto far qualcosa.
    « Comunque direi che un paio di questi potrebbero andar bene. Se non hai altre idee. »
    Dunque se non ci fossero stati commenti contrari da parte di Malo, l'elfa avrebbe preso un paio di coniglietti e sarebbe tornata da lui, pronta a farsi guidare verso chissà dove.

     
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    « Vedrai, vedrai. » Commentò compiaciuto alla domanda dell'elfa sulla loro destinazione e intanto esaminava le leccornie stipate in quella specie di dispensa. Vide che Hekate aveva puntato sulla carne, quindi per completatre afferrò due grossi grappoli d'uva dai chicchi più grossi di un occhio e... sì, una forma circolare di formaggio. « Facciamo le cose per bene. » Le disse con un sorriso mentre si avviava verso l'uscio. « E smettila di preoccuparti. Prendiamo in "prestito" solo un paio di cosette e ce la filiamo. In fondo, hai visto quanto ben di dio c'è? Chi vuoi che si dispiaccia se prendiamo qualche briciola per il nostro pic-nic? »

    Il padrone di casa, ecco chi. E dai rumori provenienti dall'esterno sembrava in procinto di rincasare a momenti. Il maiale Bogo non la finiva di emettere versi acuti e festosi e ad esso seguire dei borbottii rauchi e profondi di approvazione. C'era definitivamente qualcuno in cortile. « Cazz... » Malo si fermò di colpo, facendo immediatamente dietro front all'interno della stanza e trascinandosi dietro Hekate, senza badare troppo alla delicatezza e simili. E le avrebbe rivolto anche un sonoro "shhhh" se questa avesse provato a protestare. Optò per una ingombrante pila di casse che forniva appunto un ottimo riparo.

    I rumori raggiunsero l'interno della casa. La porta si richiuse rumorosamente e adesso i borbottii erano molto vicini anche se ancora poco distinguibili. Passi di piedi grossi e nudi scivolavano sul pavimento rustico oltre al rumore di sonore grattate, probabilmente di fondoschiena. Si poteva capire che il nuovo arrivato girovagava pigramente per la casa senza particolare destinazione, ma dopo un poco i passi si avvicinarono alla dispensa dove erano nascosti Hekate e Malo. Malo stringeva il braccio della maga, pronto a stringere più forte se questa si fosse mossa o avesse anche solo fiatato. Era abbastanza preoccupato in volto.

    Alla fine i passi giunsero all'uscio dove finalmente apparve la temuta creatura. Un troll minuto delle dimensioni di un ragazzino di dodici anni fece il suo ingresso nello stanzone, nella mano destra trascinava per il collo un grosso tacchino ormai passato a miglior vita. Lo appese distrattamente assieme ai fagiani, per poi pulirsi il naso un poco mocciolante con il dorso dell'avambraccio. Stava per uscire fuori dalla stanza proprio come vi era entrato, ma si fermò di colpo in mezzo alla stanza, fiutando ripetutamente col naso. Dopo diverse sniffate, si voltò verso le casse, grattandosi la fronte con aria confusa. « C-c'è qualcuno? Andiamo, vieni fuori. Non ci vedo tanto bene, però il mio olfatto non mi tradisce mai. Avanti, chiunque tu sia. » Malo esitò, anche se in volto era più perplesso che preoccupato.
     
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