[Scena] Soldati, acqua di fogna e passaggi segreti

[Malo] [Hekate]

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  1. »Alÿah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Appena sentì quelle mani sbucare dal nulla e premersi una sulla bocca e l'altra a stingerla sul braccio, il primo pensiero che le venne in mente fu di essere stata scoperta e stavano cercando di catturarla. Il fatto di essere stata presa così facilmente le dava ancora più fastidio.
    Seguì l'istinto e iniziò ad agitarsi, lottare con tutte le sue forze per liberarsi dalla presa di quel tizio, però tutti i suoi sforzi non furono sufficienti ad impedirgli di trascinarla più all'interno di quel vicolo maledetto.
    A forza di muoversi il cappuccio calato sul sua testa si spostò fino a rivelarne la carnagione pallida del viso, quasi azzurrina, in netto contrasto con i capelli neri come la notte.
    E al momento in cui finirono contro al muro, dentro a quella cavità che doveva fungere da riparo, il suo aggressore avrebbe pure visto i suoi grandi occhi color viola intenso, nemmeno fossero portali aperti sull'oscurità più buia. Anche se Hekate non poteva parlare, gli bastava leggerne lo sguardo per capire che era chiaramente spaventata e al tempo stesso furiosa.

    Non fiatare?! Non dire una parola?!
    Pensava per caso di convincerla a starsene zitta a lasciargli fare i suoi sporchi comodi?
    Anche se l'aspetto di quel ragazzo non era quello di un elfo Golgari mandato a cercarla, non escludeva che suo padre potesse essersi affidato anche ad altre conoscenze o, nel peggiore dei casi, era appena caduta vittima di un rapinatore.
    Avrà sì passato gli anni della sua vita al sicuro tra le mura di casa, ma non era tanto ingenua da non sapere come funzionassero le cose aldifuori di quella porta.
    All'elfa venne spontaneo commentare aspramente la frase appena detta dall'uomo, ma per via della mano ancora premuta sulla sua bocca il risultato finale fu solo un borbottio rabbioso.
    Ovviamente non mancò di accompagnare le sue parole, sappure non capite, con un'altra dose di calci indirizzate alle gambe dell'altro e pugni con la mano che non le aveva bloccato.
    Non poteva finire tutto ora e non in quel modo.

    Spinta dalla disperazione avrebbe fatto un ultimo tentativo, spostando il capo in modo da poter spalancare la bocca a sufficienza da rifilargli un morso sulla mano. Nell'attimo successivo in cui quell'estraneo sarebbe stato distratto per il dolore, ne avrebbe approfittato per tirargli un pugno allo stomaco con le forze di cui era capace.
    « Non mi riporterete indietro da mio padre! »
    Avrebbe detto furiosa in caso di riuscita, prima di cercare di sfuggire alla sua presa.

     
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