[Scena] Soldati, acqua di fogna e passaggi segreti

[Malo] [Hekate]

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  1. »Alÿah
     
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    Hekate Caethel ◆◆◆ From shadows I'll reclaim my destiny
    Va bene, era riuscita a svicolare fuori da quella cattedrale abbandonata che abitava nei bassifondi con la sua famiglia, senza essere scoperta dagli uomini di suo padre o da lui.
    Oltre a come scappare dall'edificio, aveva pensato bene di avere anche un piano da seguire per quando sarebbe stata fuori, in mezzo al resto della gente. A parte il fatto che era di sangue elfico, ad attirare l'attenzione sarebbe stato il suo spiccato comportamento di chi proviene da una famiglia dove erano tutti Dovkarin. Anche se seguivano la filosofia della gilda Golgari, l'ambizione e orgoglio degli elfi li portavano a distinguersi dalla comune massa di troll, a cercare un modo di vivere più consono alla loro importanza.
    Insomma, non sarebbe passata facilmente inosservata.
    Portamento troppo sinuoso e fiero, aspetto troppo curato e pulito per quell'ambiente.
    Dunque Hekate si premurò di mettere da parte qualche vestito cencioso da usare come copertura, così da confondersi senza problemi nello sciame. L'ultima cosa che la giovane donna fece prima di scappare, fu affacciarsi dal piano sopraelevato dove avevano ricavato le stanze per osservare suo padre, seduto su un lungo tavolo dove una volta c'era l'altare.
    Parlottava con uno dei suoi uomini e grazie all'eco che rimbombava tra le navate, Hekate potè capire che stava dando le ultime direttive su come organizzare il suo matrimonio con un pezzo grosso della Orzhov. In quel momento si sentì ancora più decisa a voler andarsene.

    Eccola dunque circa un'ora più tardi ad aggirarsi con aria guardinga e nervosa tra le vie dei bassifondi. Camminava principalmente a testa bassa, alzando ogni tanto lo sguardo per assicurarsi di non finire addosso a qualcuno. Il travestimento era abbastanza convincente, almeno a lei sembrava così, con un telo consunto a coprire la lunga chioma nera come pece e altri disposti scompostamente sopra al vestito nero.
    Solo una cosa non aveva considerato: la puzza.
    Chiunque le passasse vicino aveva un forte odore di sudore o di polvere oppure entrambi, in un miscuglio che a momenti le causava giramenti di testa tanto erano pungenti. D'altronde non si aspettava certamente di incrociare gente profumata e in avvolta in morbidi panneggi come nella zona più benestante di Ravnica, ma nemmeno qualcosa di tanto tremendo.
    Ad un certo punto fu costretta a fermarsi, spostarsi ad un lato della strada per riprende un momento di fiato e di riavere la vista lucida. Non poteva permettersi di farsi scoprire, non ora che era ancora troppo vicina a casa.
    Non voleva arrendersi ad un destino deciso da qualcun'altro.
    Avrebbe mostrato alla sua famiglia e a suo padre, che lei aveva stoffa da vendere.
    Per Madre Natura, come diamide poteva farcela se non le riusciva respirare lì in mezzo?

    Una volta che si riprese a sufficienza, lanciò distrattamente uno sguardo alle proprie spalle e tra quelle strade malmesse, vide gli un paio degli uomini mandati da suo padre a cercarla. Come faceva a dirlo? Nel loro incedere fermavano ogni persona che fisicamente potesse assomigliarle come altezza e corporatura.
    Non l'avevano ancora notata e dunque non ci pensò due volte a svoltare l'angolo e allontanarsi dalla via principale, andando a vagare tra quelle più strette e tortuose che stavano ai lati. Non le importava dove l'avrebbero condotta, qualsiasi destinazione era migliore rispetto a dover finire nuovamente tra le loro grinfie.
    Quindi proseguì a passo rapido e svoltando agli incroci senza pensare dove stava andando, tranne per prestare attenzione a non ritrovarsi a girare in tondo. Svoltò a destra, poi a sinistra, tirò dritto e all'incrocio successivo andò nuovamente a sinistra. Hekate infine si ritrovò in una strada tortuosa dove era stato allestito un mercato.
    Si guardò attorno, valutando se aveva altre scelte invece che dover passare di lì, ma a quanto pare non ce n'erano. Prese una lunga boccata d'aria e si sistemò meglio quella specie di cappuccio sulla testa, calandolo fino a coprire buona parte del viso. Riprese così a camminare, passo lento ad uniformarsi con quello della folla e con la sua vista acuta controllava che non arrivassero gli uomini mandati dal padre.
    Peccato che come avvenuto prima, non riuscì a sopportare per molto tempo in mezzo a quegli odori a cui non era per niente abituata e al primo vicolino abbastanza libero dalla folla, vi ci si buttò quasi con un impeto. Si appoggiò spalle al muro.
    « Maledizione, non posso andare avanti così. »
    E per sfogare in qualche modo la sua frustrazione, la giovane elfa battè la mano guantata di nero chiusa a pugno contro alla parete.



    Edited by »Alÿah - 26/7/2013, 15:27
     
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