[Scena] Soldati, acqua di fogna e passaggi segreti

[Malo] [Hekate]

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  1. Ryuk*
     
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    Ravnica.

    Che strano posto in cui vivere. Ci sono molte cose che impari a conoscere man mano che spendi il tuo tempo tra i torrioni goticheggianti e le arcate infinitamente alte. Ad esempio, che non bisogna mai dare confidenza all'orco che vive nel tunnel in fondo alla strada. Ha più malattie lui che i ratti con cui vive. O che è sempre una buona idea dileguarsi quando scorgi l'ombra di un griffone o di un acquila. Quei maledetti Azorius non hanno bisogno di un pretesto per arrestarti. Per loro sei sempre colpevole di qualcosa e non esiterebbero a rinchiuderti una cella a marcire per il resto della tua vita. Oppure, una delle preferite di Malo, era la massima secondo cui la gente, quella massa informe e ottusa che sciama per le strade di mercato la domenica mattina, non impara mai. Ma proprio mai, eh!

    Per quante volte tu possa giocargli lo stesso identico trucchetto della bimba smarrita in lacrime, ci sarà sempre un grasso borghese pronto a fregiarsi di finto buonismo e disposto a fermarsi per aiutarla a ritrovare la mammina. Ipocrisia, niente di più. Se non lo fanno per potersi vantare durante una delle loro grasse cene in famiglia, sicuramente immaginano di poter salvare così la propria anima, accantonando i peccati ben più immondi di cui si macchiano ogni giorno per ingrassare la propria fortuna. Dovrebbero tutti cadere in miseria, vivere anche solo un paio di giorni nella realtà della città bassa, i bassifondi di Ravnica, per capire cosa significa sudarsi un pezzo di pane. Solo allora avrebbe creduto agli atti di misericordia e le opere di carità. Quando hai tutto non ti costa niente dare il tuo avanzo per sentirti a posto. Ma se sei disposto a condividere il tuo niente con chi ha meno di te, questo significa vero altruismo.

    « Incredibile. Dopo tutto questo tempo c'è ancora gente che ci casca. Immagino non possano resistere al desiderio di farsi belli agli occhi degli altri. » E intanto rigirava il fagotto pieno di monete tintinnanti che aveva soffiato alla donna che s'era chinata per aiutare la bambina smarrita. La bambina, per inciso, era in piedi di fronte a Malo, con le mani intrecciate dietro la schiena. « Sono stata brava, zio? »

    Malo versò il contentuo del fagotto sul palmo aperto, prendendo a separare le monete con l'indice per poter contare meglio. « Solo una ventina di monete d'oro, tsk! » Alzò quindi lo sguardo verso la strada di sotto. Era seduto su di un parapetto ad una quindicina di metri di altezza rispetto al mercato. Era il ciglio di una strada che risaliva la città bassa tortuosamente. I piani alti, quelli dove abitava la gente che contava, erano a centinaia di metri più in alto. Le si poteva scorgere bene, quando la giornata era limpida e la leggera nebbiolina era meno fosca. Le guglie delle cattedrali Orzhov, i palazzi degli architetti Azorius, le caserme dei Boros. Tutti vivevano, come se la povera gente che viveva sotto ai loro piedi non esistesse nemmeno.

    « Allora? » Sentì una manina cingergli un lembo del calzone e dare un paio di strattoni. « Oh, si piccola. Sei stata bravissima! » Disse lui un pò imbarazzato, ricordandosi solo adesso della bambina. Balzò giù dal parapetto, piantandosi davanti a lei. Si chinò fino ad abbassarsi tanto da poterla guardare negli occhi. « Reggi questo e tienilo ben aperto. » E le consegnò il fagottino, cominciando a versarvi tutte le monete. « Questo è per te e la tua mamma, e mandale i miei saluti. »

    « Eh? E a te niente? » Lui sorrise solo, strofinandole la testa affettuosamente. « Non preoccuparti per me. E poi sei tu che hai fatto tutto il lavoro, te li sei guadagnati » La bimba fece un ampio sorriso mentre i suoi occhi cominciarono a sbriluccicare. « Grazie Malo! » Esclamò balzandogli al collo abbracciandolo. Malo, colto alla sprovvista e imbarazzato, fece per alzarsi, liberandosi a fatica dalla stretta della bimba. « Va bene, va bene. Ora va e dille che passerò il prima possibile. » Lei annuì vistosamente, stringendo saldamente con le sue manine il fagottino pieno di monetine d'oro e guizzò via attraverso le vie del mercato, senza più voltarsi.

    Malo rimase a guardarla fino a quando non fosse sparita oltre la folla, come se volesse proteggerla anche solo con lo sguardo. « E anche questa è fatta... » Commentò fra sè e sè stiracchiandosi la schiena dolorante. « Dovrò ricordarmi di comprarle quel regalo appena possibile » E si voltò, rivolgendosi di nuovo verso il parapetto, poggiandovi sopra i gomiti ed incrociando le braccia. Da lì aveva una buona visuale di tutta la strada del mercato che tortuosa attraversava il quartiere e finiva ai piedi del ponte. Lì cominciavano le fogne.

    Edited by Ryuk* - 5/5/2017, 18:03
     
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